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La liquidazione in rosso

26 dicembre 2008

Sarà stata la sfortuna, o chissà, una certa furbizia, punti di vista insomma. Ma dopo che il governo Prodi ha spinto con la sua riforma pensionistica tanti italiani a mettere i soldi della loro liquidazione nella previdenza integrativa è accaduto di tutto. Qusta storia della previdenza integrativa è stata una decisione presa sul finire del 2006 quando le Borse sembravano inarrestabili. Dal primo gennaio al 30 giugno 2007 i lavoratori italiani dovevano scegliere se lasciare il Tfr futuro in azienda o trasferirlo ai fondi pensione. Molti si sono fidati del ragionamento per cui i mercati finanziari erano anni luce più avanti in termini di rivalutazione, che lasciare la liquidazione come sempre è stato, ovvero in azienda, sarebbe stato un errore imperdonabile. Alla fine chi è rimasto scettico ha avuto ragione. Già nel 2007 il vecchio Tfr, con il suo rendimento assicurato del 3,1% netto aveva superato più di 10 fondi su circa 120. Adesso, nei primi 9 mesi del 2008 basta prendere i soli cosiddetti fondi negoziali (istituiti per specifici settori con accordi tra sindacati e imprenditori) per capire cosa stia accadendo: la performance nei primi nove mesi del 2008 è stata in media negativa per oltre il 3% di svalutazione. Il bilancio da maggio 2007 a fine settembre 2008 segna un passivo superiore al 6%, con i comparti più dinamici che hanno subito ribassi anche del 15%. Uno studio dell'Ocse dice che nel periodo gennaio-ottobre 2008, gli asset dei piani pensionistici privati nei Paesi che aderiscono all'organizzazione hanno perso intorno a 5mila miliardi di dollari, quasi il 20% circa rispetto ai 28.000 miliardi di dicembre 2007. L'Italia - dice l'Ocse - registra perdite inferiori alla media (10% in termini reali; 5% nominali). La diffusione della previdenza privata in Italia è però ancora pari a meno di un terzo del totale potenziale. E visto che parliamo di rilevazioni fino a settembre, il calcolo non i incorpora ancora gli altri gtremendi crolli che sono avvenuti tra ottobre e dicembre del 2008. Ad esempio, visto che queste forme di previdenza integrativa sono molto agganciati alle azioni di Borsa quando ci si trova ai primi anni, allora va ricordato che l'indice Mibtel sta perdendo il 50% rispetto a un anno fa. Il meccanismo è questo: quando si tratta di un giovane lavoratore che versa soldi a una forma di previdenza integrativa - fondi negoziali inclusi - nei primi anni i suoi soldi verranno usati in investimenti più aggressivi e quindi molto più rischiosi. Man mano che ci si avvicina al momento di riscuotere, allora il fondo sposta gli investimenti verso settori più stabili, come l'obbligazionario. Come dire, i primi anni si fanno i soldi, e poi si consolida il risultato. Ma il guaio è che proprio nella fase iniziale della riforma, che ha spinto il Tfr nei fondi, è arrivata la batosta delle Borse, per cui molti passi a rischio - che dovevano appunto rendere - sono stati colpiti in mezzo al guado. Tra i negoziali solo le linee garantite hanno registrato un rialzo dell’1,4% nel 2008, insufficiente comunque a fare meglio dell’inflazione o del Tfr lasciato in azienda. Ora gli esperti che tanto hanno glorificato l'efficacia del versamento nella previdenza integrativa del Tfr per rivalutarlo al meglio diranno che la Borsa vince sempre sul lungo periodo. Ma questa volta non è per niente detto. Perché è possibile che accada, ma non è per niente certo, mentre il Tfr tradizionale ha una sua rivalutazione annuale standard. MIAECONOMIA - 15-12-08 LAVORO E PENSIONI » News pensioni miaeconomia.leonardo.it (15/12/2008)

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