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Poste, finiscono sotto accusa gli aiuti sui tassi
29 luglio 2008
Sono illegali e andranno recuperati gli aiuti concessi dal Governo italiano alle Poste italiane nel 2005 e 2006, offrendo tassi più alti di quelli di mercato per i fondi raccolti attraverso conti correnti postali e depostiati presso il Tesoro.
L'importo delle agevolazioni non è stato quantificato da Bruxelles e non è facile da calcolare. Neelie Kroes, commissario europeo alla Concorrenza, è stata tassativa però sull'esigenza che lo Stato italiano recuperi le sovvenzioni illecite, considerando anche che il regime, attivato dalla legge finanziaria del 2005 e abolito con quella del 2007, era stato messo in atto senza notifica preventiva a Bruxelles.
Condizioni di parità
«In un settore postale liberalizzato è cruciale garantire condizioni di parità tra concorrenti – ha affermato la Kroes – e l'aiuto illegale versato a Poste italiane deve essere recuperato».
Dal 2005 le Poste erano tenute per legge a depositare le somme raccolte dai conti correnti postali presso il Tesoro, in nome del cosiddetto «vincolo d'impiego».
In realtà, il tasso di favore concesso dalle casse di Via XX Settembre alle Poste, aveva creato malumori non tanto tra i diretti concorrenti delle Poste nel campo delle spedizioni, quanto nel mondo bancario.
Esposto dell'Abi
L'attenzione della Commissione di Bruxelles sul caso era stata infatti attirata da un esposto dell'Abi che aveva indicato come i tassi offerti sui conti correnti postali fossero circa 162 punti base più alti rispetto al tasso medio applicato ai corrispondenti finanziamenti bancari erogati dalle amministrazioni pubbliche e oltre 220 punti base più alti dei rendimenti dei BoT. In questo modo si sono si sono gonfiati i ricavi di Bancoposta.
I rilievi sollevati dall'Associazione bancaria italiana, nella sostanza, hanno trovato conferma nelle indagini dell'Antitrust europeo. L'inchiesta era stata aperta il 26 luglio 2006, contestualmente all'autorizzazione del trasferimento di 2,4 miliardi di fondi pubblici a Poste italiane come compensazione degli obblighi di servizio pubblico nel periodo dal 2000 al 2005.
Tassi superiori
Nel caso dei conti correnti postali, però, l'Esecutivo comunitario è giunto alla conclusione che i tassi d'interesse versati dal Tesoro a Poste italiane a partire dal 2005 sono superiori a quelli che avrebbe offerto un privato e anche a quanto l'azienda avrebbe ottenuto se fosse stata libera di investire la liquidità sul mercato.
La Commissione europea ha confermato che le misure costituiscono «un vantaggio indebito» per Poste italiane, in grado di favorirle a discapito di concorrenti sul libero mercato postale e finanziario in Italia. Falsando perciò la concorrenza e incidendo in modo illecito sugli scambi nel mercato comune.
Investimento in titoli
L'Antitrust comunitario ha peraltro anche riconosciuto che la Finanziaria 2007 ha abrogato il vincolo d'impiego, limitatamente alla raccolta fondi presso la clientela privata e ne ha disposto l'investimento in titoli governativi dell'area euro. I funzionari del commissario Kroes hanno ammesso che in questo caso gli interessi corrisposti su tali titoli non configurano un aiuto di Stato, in quanto non comportano un vantaggio selettivo.
Bruxelles ha comunicato che la versione ufficiale della decisione, emendata dalle parti ritenute riservate sarà consultabile al numero C 42/2006 nel registro degli aiuti di Stato della direzione generale Concorrenza della Commissione europea, non appena saranno risolte eventuali questioni di riservatezza. (E. Br.)
IL SOLE 24ORE - Venerdí 18 Luglio 2008
BRUXELLES -