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Auto elettrica made in Italy per le poste di ParigiGare

30 maggio 2008

La Micro-Vett le costruisce già per Piaggio e Fiat «I francesi saranno costretti a comprare un prodotto italiano perché eravamo l' unica azienda in grado di presentarsi alla gara». La Micro-Vett di Gaetano Di Gioia ha vinto l' appalto delle Poste d' Oltralpe per la fornitura di 500 veicoli a motore elettrico per la consegna della posta. «Con la prospettiva di arrivare a 50 mila». All' orgoglio italico il presidente dell' azienda di Imola aggiunge la forte motivazione per la mobilità sostenibile. «Un miliardo di consumatori già assorbe tutte le risorse disponibili, con cinesi e indiani che si stanno avviando verso gli standard occidentali, arriveremo a 2-3 miliardi. E il nostro modello non li può reggere» spiega di Gioia, 62 anni, di cui 21 impegnati a fare della sua azienda il campione europeo nella progettazione e costruzione di veicoli a trazione elettrica. Cambiamenti climatici, emissioni di Co2 a livelli drammatici e il protocollo di Kyoto che cerca di far invertire la rotta. Attraverso quote e multe. Il settore dei trasporti è responsabile per il 24% delle emissioni di Co2. Ma il motore a batteria è pesante, la sua ricarica richiede tempo, i costi sono elevati e l' autonomia è ridotta. Eppure l' obiettivo dell' imprenditore romagnolo è di sfruttare al massimo le green-tech (tecnologie pulite) perché il motore elettrico diventi più conveniente di quello a benzina. «Fino a 3-4 anni fa il motore a batteria aveva grossi limiti, ma la tecnologia ha fatto passi avanti: si sono ridotti i tempi di ricarica delle batterie. Noi siamo in grado di costruire motori con un' autonomia di 180 chilometri. E i costi? Sono un fattore di scala: quando si venderanno tante auto elettriche quanto quelle a benzina, e quando la densità elettrica sarà 10 volte quella di oggi, sarà più conveniente montare un motore elettrico». Anche i big dell' automobile stanno orientando la ricerca in questa direzione. Ma la proiezione è per il 2050. «Secondo me faremo più in fretta». Intanto Micro-vett (che non produce carrozzerie) collabora con le maggiori aziende italiane: Iveco, Piaggio («di Porter Piaggio ne sono stati venduti 4 mila»), con diversi centri di ricerca, dall' Enea a Fiat («l' ultimo nato è Electric Fiorino»), con le maggiori università italiane (il Politecnico di Torino e Milano, l' ateneo di Bologna). Un' azienda snella (13 milioni di euro il fatturato 2007, +60% sul 2006), più che altro dedicata all' engineering (40 i dipendenti, la metà laureati), molto radicata nel territorio («la produzione è in gran parte realizzata in Emilia Romagna e la maggior flotta di veicoli elettrici l' abbiamo venduta al Comune di Reggio Emilia, premiato dall' Onu come la città che più ha sperimentato la mobilità sostenibile»). Uno sguardo va all' Europa («Forte richiesta dal Regno Unito, Spagna, dove stiamo aprendo due controllate, e Francia»). Ma per l' innovazione bisogna fare ricerca e Di Gioia si unisce al coro di chi lamenta le note carenze italiane: «Ci vogliono maggiori risorse e una positiva gestione di queste risorse». Intanto il nostro Paese che ha sottoscritto il protocollo di Lisbona (con una previsione di investimento del 3% del pil in ricerca) ne investe solo l' 1%. Jacchia Antonia (3 giugno 2008) - Corriere della Sera

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