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Scompare il Ministero delle Comunicazioni? No, rieccolo!

27 aprile 2008

Il sito del Ministero delle Comunicazioni è stato irraggiungibile per oltre 48 ore, insieme a quello dello Sviluppo economico. Entrambi sono tornati online pochi minuti fa, ma tanto è bastato per far balenare in testa l'idea che si stesse già lavorando all'accorpamento dei due dicasteri nel nuovo "Ministero delle Attività produttive", proprio come previsto dal nuovo assetto governativo. Entrambi i siti sono tornati visibili, ma certamente, fra pochissimi giorni non saranno più gli stessi: quelli che abbiamo conosciuto fino ad oggi scompariranno per confluire in un unico contenitore. Abbiamo ripercorso la storia del Ministero delle Comunicazioni e delle sue competenze, pensando già al futuro. di Francesco De Carlo Ovviamente ci riferiamo al sito web del dicastero retto, ancora per qualche giorno, da Paolo Gentiloni: dalla giornata di Venerdì (o forse prima), infatti, il sito che risponde a "www.comunicazioni.it" è risultato irraggiungibile, per tornare visibile solo pochi minuti fa. Potrebbe essere il segnale (giunto con qualche giorno di anticipo, però) della smobilitazione del Ministero in vista della sua fusione con quello dello Sviluppo economico (il cui sito risultava pure inattivo da un paio di giorni, per tornare online contemporaneamente a quello delle Comunicazioni, qualche istante fa)? Potrebbe! L'accorpamento tra i due ministeri in quello che dovrebbe chiamarsi "delle Attività produttive" è cosa certa: è, infatti, il frutto della dieta dimagrante imposta dalla Finanziaria 2008 che ha riformato la compagine governativa, riducendo a 12 i dicasteri e a non più di 60 i membri complessivi del governo. A farne le spese, insieme ad altri naturalmente, è stato proprio il Ministero delle Comunicazioni, che oltre ad avere importanti funzioni di controllo e regolamentazione del settore radio-televisivo, incorpora deleghe in materia di servizi postali. E' proprio il Ministero delle Comunicazioni, infatti, a svolgere il ruolo di Autorità di regolamentazione del settore postale in Italia in forza del Decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, che ha trasposto nella normativa nazionale la Direttiva comunitaria 97/67/CE. Da quanto si sa, a dirigere il nuovo Ministero delle Attività produttive potrebbe essere Claudio Scajola, imperiese, classe 1948, già ministro dell'Interno (2001) e successivamente ministro dell'Attuazione del programma con il II governo Berlusconi e proprio ministro delle Attività Produttive nel 2004 (III governo Berlusconi). Il nuovo ministero, in buona sostanza, accorperà sia le deleghe per le Comunicazioni sia quelle per lo Sviluppo Economico e per il Commercio Internazionale attualmente gestiti dai ministri Pier Luigi Bersani ed Emma Bonino. E che qualcosa si stia muovendo (almeno dal punto di vista dei servizi e della comunicazione sul web) lo di desume anche dalla scomparsa del sito (in realtà soltanto della homepage, in quanto le altre pagine sono raggiungibili utilizzando un comune motore di ricerca) dell'URP Comunicazioni (http://www.urpcomunicazioni.it/), l'ufficio relazioni con il pubblico del Ministero, che fornisce informazioni utili soprattutto in tema di Autorizzazioni e Licenze individuali per l'accesso da parte di privati al mercato postale nazionale. Non è, invece, sparito dai browser il sito http://www.bibliocomunicazioni.it, anch'esso di competenza del Ministero delle Comunicazioni, che presenta le attività e i servizi della Biblioteca - Centro di documentazione del Ministero e del Museo Storico P.T. di Viale Europa, all'EUR. Solo pochi giorni ancora, pertanto, per un Ministero che ha raggiunto il suo attuale assetto in seguito ai numerosi e progressivi interventi normativi che, a partire dal 1994, hanno completamente trasformato l'ex Ministero delle Poste e Telecomunicazioni (all'interno del quale operava l'Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni poi scorporata e diventata l'attuale Poste Italiane). Fu, infatti, con la Legge n.71 del 29 gennaio 1994 recante "Trasformazione dell’amministrazione delle poste e delle telecomunicazioni in ente pubblico economico e riorganizzazione del Ministero" a ridefinire attribuzioni e pianta organica del nuovo ministero. Successivamente toccò al DPR n.166 del 24 marzo 1995 determinare la struttura organizzativa creando gli Uffici centrali, quelli circoscrizionali e definendone le competenze. Nel 1997, con Legge n.249 del 31 luglio, nasce l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (autorità indipendente che si occupa di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato delle telecomunicazioni e la tutela dei consumatori) e il Ministero PT assume l'attuale denominazione di "Ministero delle Comunicazioni". Già nel 1999, con il Decreto legislativo n.300 del 30 luglio, ci si avvicinò a quello che fra qualche giorno sarà realtà: l'accorpamento del Ministero delle Comunicazioni a quello dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato e a quello del Commercio con l'Estero per costituire un nuovo "Ministero delle Attività Produttive". La fusione non avvenne: il Decreto legge n.217 del 12 giugno 2001 (convertito in Legge n.317 del 3 agosto 2001), infatti, confermò la presenza di un Ministero delle Comunicazioni nell'ordinamento statale con competenze in materia di poste, telecomunicazioni, reti multimediali, informatica, telematica e emittenza radio-tv. Un momento di svolta si ebbe con l'attribuzione al Ministero della funzione di Autorità di regolamentazione del settore postale come previsto dal Decreto legislativo n.261 del 22 luglio 1999: spettava (e spetta) al Ministero individuare e nominare il fornitore del Servizio Universale, verificare il rispetto degli obbblighi previsti per legge, promuovere l'accesso al mercato in condizioni di trasparenza e senza discriminazioni, procedere al rilascio delle licenze individuali ed autorizzazioni generali per lo svolgimento dei servizi postali, concorrere a determinare la struttura tariffaria ed il metodo di adeguamento delle tariffe (comprese evidentemente quelle postali). Ancora nel 2003, il Decreto legislativo n.366 del 30 dicembre introduce ulteriori modifiche nella struttura organizzativa del Ministero, che è quella tutt'oggi in vigore: un segretariato generale e cinque direzioni generali, le cui competenze sono disciplinate dal DPR n. 176 del 22 giugno 2004 e dal DM 16 dicembre 2004. Va, infine, ricordato che nell'ambito del Ministero delle Comunicazioni si riunisce uno dei principali organi consultivi in materia di politica filatelica, la Consulta per l'emissione delle carte valori postali e la filatelia che esprime pareri sul programma annuale delle emissioni di francobolli, la cui decisione finale, ovviamente, spetta al Ministro sentite anche le proposte provenienti da Poste Italiane. La Consulta è stata rinnovata l'ultima volta con Decreto ministeriale del 13 dicembre 2006 firmato dal ministro Gentiloni. Concludiamo con una considerazione (in realtà, un auspicio): con la scomparsa di un Ministero delle Comunicazioni del tutto autonomo non cambierà nulla dal punto di vista della politica filatelica dello Stato. Le attuali competenze (comprese, evidentemente, quelle in materia postale) verranno semplicemente trasferite ad un nuovo Ministero, all'interno del quale probabilmente verrà istituita una "super" divisione dedicata proprio alle Telecomunicazioni e alle Poste. Non va dimenticato, infatti, che allo Stato (e quindi al Governo) spetta, e spetterà sempre, più il ruolo di controllore e garante in vista dell'apertura completa dei mercati postali europei dal 1° gennaio 2011. Un traguardo importantissimo, verso cui i prossimi Esecutivi non potranno farsi trovare impreparati. E, con riferimento, alla filatelia non resta che guardare con ottimismo a questi fondamentali cambiamenti e chissà che il nuovo "consigliere per la filatelia" del Ministero delle Attività produttive possa, in realtà, trasformarsi in un ufficio dotato di maggiori poteri decisionali e, naturalmente, di responsabilità. 27.04.2008 12:34 PHILWEB

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