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La posta è un vero business.

11 aprile 2008

Nel 1997 la prima direttiva comunitaria sui servizi postali avviava una prima tappa molto cauta della liberalizzazione, imponendo l'apertura alla concorrenza di un segmento minimo del mercato ma permettendo tuttavia aperture maggiori e persino liberalizzazioni complete. In Italia il segmento legalmente libero risultava tuttavia molto più ampio rispetto al minimo richiesto dalla direttiva e il nostro paese era più avanti sulla strada della liberalizzazione legislativa rispetto alla media europea. Se non si voleva accrescere ulteriormente l'area liberalizzata bastava quindi conservare lo status quo. In maniera non condivisibile si scelse tuttavia nel 1999, col recepimento italiano della direttiva, di ampliare il monopolio in favore dell'azienda pubblica sino al limite massimo permesso. Questa scelta ha creato problemi per lo sviluppo del mercato e della concorrenza poiché i piccoli operatori privati che operavano nelle grandi città si videro privare della concessione e poterono proseguire la loro attività produttiva solo come fornitori di servizi per conto dell'azienda pubblica. La conseguenza è che quando nel 2003 e nel 2006 la seconda direttiva postale ha aperto in due tappe segmenti rilevanti e non più simbolici alla concorrenza, nel nostro paese non vi erano più competitori in grado di sfruttare in maniera significativa questa opportunità. Un secondo ostacolo è identificabile nella caratteristiche della regolamentazione esercitata dal 1999 e sino all'arrivo dell'attuale governo. Non tocca a noi dare giudizi di valore sui predecessori, tuttavia non si può non ricordare almeno la soppressione del corriere ordinario in favore del più oneroso prioritario, deliberata poco prima che il precedente governo terminasse la sua attività e lasciata in eredità al Dicastero Gentiloni. Si tratta di una scelta che non abbiamo condiviso, poiché non suffragata da un'adeguata analisi tecnico-economica del problema, ma che avrebbe creato oneri rilevanti qualora il ministro avesse deliberato di rimuoverla. È inoltre necessario ricordare, inoltre, i numerosi interventi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato i quali hanno evidenziato in questi anni l'esistenza di elementi di ostacolo all'esercizio di un'effettiva concorrenza su basi paritetiche tra gli operatori. Vi sono state infine norme che il legislatore ha adottato in contrasto con il processo di liberalizzazione: nel 2002 si stabilì, nonostante il recapito di giornali e riviste fosse liberalizzato, che gli editori potessero godere di tariffe integrate dallo stato solo se si avvalevano dell'azienda pubblica. È una scelta non condivisibile e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Levi ha lavorato intensamente durante il governo Prodi per superarla. Il terzo e ultimo aspetto critico è dato dallo stato attuale del mercato e dalle conseguenze che l'incerto processo di liberalizzazione e i problemi regolatori hanno prodotto. Oggi il mercato del recapito postale si caratterizza per due fenomeni negativi: la mancata concorrenza da un lato e il mancato sviluppo dall'altro. È molto probabile, inoltre, che i due fenomeni non siano indipendenti ma legati tra di loro e che una maggiore concorrenza in futuro possa determinare, nel rispetto dell'universalità del servizio che tocca al regolatore garantire, anche una crescita del mercato. Oggi Poste Italiane è monopolista di diritto solo in meno di metà del mercato postale, perché la seconda direttiva europea ha ridotto di molto il perimetro della riserva, ma i competitori non sono ancora entrati in maniera significativa nell'altra metà. Il mercato del recapito in Italia è inoltre molto poco sviluppato rispetto al resto d'Europa. I pezzi recapitati in un anno sono in Italia poco al di sopra dei 6 miliardi, equivalenti a poco più di 100 pezzi all'anno per abitante, contro un valore medio europeo superiore a 200 e maggiore di 300 nei paesi con i sistemi postali più evoluti e già liberalizzati (Svezia, Finlandia, Olanda e Gran Bretagna). Il volume d'affari del recapito, inoltre, è pari solo allo 0,3% del pil in Italia contro lo 0,6% nel totale dell'Unione (versione a 25 paesi, quindi stati dell'Est inclusi) mentre gli occupati del settore sono in Italia solo lo 0,3% degli occupati totali contro valori tra il doppio e il triplo per i paesi più sviluppati citati in precedenza. Sembra in conseguenza esservi spazio per un maggior contributo del recapito postale all'economia nazionale e all'occupazione. Il riordino della regolazione del mercato era un compito prioritario che il ministro Gentiloni si era assunto, impegnando in tale direzione la Segreteria generale e le strutture preposte del Ministero. La nuova direttiva europea sul settore postale, elemento chiave per la nuova regolazione del mercato, è stata tuttavia emanata solo un mese fa, dopo la caduta del governo e la conclusione anticipata della legislatura. Che cosa si dovrà fare alla ripresa delle attività di governo su questo fronte è piuttosto evidente e non sembra potersi connotare per differenze rilevanti nell'ipotesi che i risultati delle elezioni diano luogo a una maggioranza ancora di centro-sinistra oppure di centro-destra. Un nuovo governo di centro-sinistra non sarà meno favorevole alla liberalizzazione e a una regolamentazione in chiave neutrale del mercato rispetto a quello attuale; un nuovo governo di centro-destra non dovrà esserlo. L'agenda è dunque rappresentata dai seguenti punti i quali delineano tre precisi obiettivi: 1) in primo luogo adeguare al più presto la nostra regolazione del mercato alla nuova direttiva europea, programmando la liberalizzazione completa del mercato e definendone le regole; 2) in secondo luogo riordinare gli strumenti della regolazione (istituzioni e modalità tecniche) in modo da garantirne l'indiscusso carattere tecnico/economico e l'assoluta neutralità in relazione alle parti in competizione sul mercato. Anche se nulla vieta e nulla impedisce a un regolatore ministeriale di agire in questa direzione, la quasi totalità dei 27 paesi europei si è ormai dotata di un regolatore indipendente e nel caso italiano la soluzione migliore appare l'assegnazione delle funzioni all'autorità garante delle comunicazioni, come già indicato nella legislatura che si è chiusa nel progetto di riordino delle autorità indipendenti. 3) Assicurare, infine, la garanzia dell'universalità, in primo luogo la copertura del servizio nell'intero territorio nazionale, attraverso strumenti che non siano distorsivi della concorrenza. In un momento difficile per l'economia nazionale è importante orientarci al mercato e alla concorrenza per il futuro dell'Italia. Il mercato postale italiano ha grandi potenzialità ed è necessaria maggiore concorrenza, nel rispetto dell'universalità del servizio, per garantire la crescita del mercato stesso; vi è inoltre bisogno di operatori che siano in grado di competere con l'ex monopolista. Qualunque governo uscirà dalle urne elettorali dovrà essere necessariamente favorevole al processo di liberalizzazione. *Sottosegretario al ministero delle Comunicazioni MF - 11-4-08

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