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Poste e concorrenza, Csu e Spd impongono ai privati un salario minimo. Beck: no a stipendi da fame

06 dicembre 2007

"Non saremo noi a provocare dei mini salari". In una lunga intervista alla Sueddeutsche Zeitung il leader della SPD Kurt Beck sintetizza così le motivazioni che hanno portato il governo di Grande Coalizione tedesco ad intervenire sul salario minimo dei lavoratori delle poste private. E accusa le ditte concorrenti della Deutsche Post per il modello sociale alla base della loro impresa: si fonda, spiega, su “salari da fame” e sulle compensazioni previste dallo stato sociale, che integra i salari più bassi. "Non saremo noi ad avvallare tali strategie commerciali". L'intervento del governo Merkel Cdu-Csu e Spd, a meno di sorprese dell'ultima ora, si sono messi d'accordo su un salario orario minimo tra 8 e 9,8 euro a partire dall'1 gennaio 2008, con differenze legate alle diverse condizioni di vita a est e ovest della Germania riunificata. 1 gennaio, si apre il mercato In questo modo i partiti che in Parlamento dispongono di una sicura maggioranza hanno mandato all'aria i piani dei concorrenti di Deutsche Post, la ex monopolista privatizzata dal 1995 e dal 2000 quotata in borsa. Societa' come Pin Group (dietro alla quale ci sono le case editrici Sprinter e Holtzbrink) o Tnt (con sede centrale in Olanda), stavano aspettando l'1 gennaio del 2008 per approfittare della caduta dell'ultima limitazione alla distribuzione della posta, e poter ricevere e consegnare anche le lettere di peso inferiore a 50 grammi. Grazie alle succursali sparse a macchia d'olio su tutto il territorio, volevano soprattutto impadronirsi del lucrativo traffico postale delle società commerciali, finora appannaggio esclusivo di Deutsche Post. Il lavorio diplomatico della DP Un'efficace lavoro di lobby ha permesso però al presidente di Deutsche Post dal 1989, Klaus Zumwinkel, di sventare questo pericolo, con l'appoggio di sindacati, socialdemocratici e altri sostenitori dell'economia sociale di mercato. Libera concorrenza alla tedesca La tesi di fondo del governo è che la concorrenza basata soltanto sulle basse paghe dei dipendenti avrebbe portato notevoli perdite e quindi licenziamenti tra i 160.000 postini di Deutsche Post, mentre tra le società concorrenti senza uno stipendio minimo i lavoratori non avrebbero avuto possibilità di sopravvivenza con la loro paga e i loro stipendi avrebbero dovuto essere integrati con i sussidi pubblici. Solo i profitti sarebbero aumentati, a vantaggio esclusivo degli azionisti. Conseguenze Ora, però, a rischiare il posto sono migliaia di postini delle ditte private come Pin o Tnt, che potrebbero ridimensionare il loro organico visto l'orientamento del governo e l'aumento del costo del lavoro. "Non siamo preoccupati per ripercussioni fianziariarie" dei problemi sul mercato tedesco, precisa Tnt ai giornalisti di Forbes. La compagnia olandese, peraltro, contesta le "protezioni" accordate a Deutsche Post e contrattacca: "Come possiamo essere competitivi con chi ha garantita l'esezione Iva"? RAINEWS 24 - Berlino | 6 dicembre 2007

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