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Poste Italiane pronta per la privatizzazione

20 novembre 2007

Poste Italiane punta sui servizi finanziari mobili in grande stile. L'amministratore delegato Massimo Sarmi pensa a una privatizzazione sul modello di Vienna STANDARD: Della privatizzazione di Poste Italiane si discute da anni. L'azienda preparata a questo passo? Sarmi: A decidere il momento per la privatizzazione e' lo Stato, il principale azionista. La liberalizzazione prevista per il 2011 non ci preoccupa affatto. L'azienda comunque pronta per la privatizzazione, in altre parole per un possibile ingresso in borsa. Da diversi anni ormai abbiamo un bilancio in attivo. Nel primo semestre 2007 abbiamo aumentato il fatturato del nove percento, arrivando a 9,5 miliardi di euro, e gli utili del 18 percento per arrivare a 448 milioni di euro. STANDARD: Che tipo di privatizzazione preferirebbe? Bisognera prima dividere le attivita di Poste Italiane? Sarmi: Attualmente l'azienda si basa su tre pilastri: servizi postali, logistica e servizi finanziari. Personalmente, preferirei una privatizzazione secondo il modello austriaco o tedesco: l'azienda dovrebbe rimanere intatta. In una seconda fase sempre possibile pensare a uno scorporo dei servizi finanziari. La decisione in merito spetta comunque agli azionisti, allo Stato e alla Cassa Depositi e Prestiti. STANDARD: Prima della privatizzazione, le Poste austriache si sono sottoposte a una cura molto drastica con un notevole taglio di posti di lavoro. Ha in mente anche Lei di chiudere alcuni uffici postali o di ridurre il numero dei dipendenti? Sarmi: Noi manteniamo il numero dei dipendenti ampliando l'offerta dei servizi. I nostri servizi finanziari sono diventati un vero e proprio motore di crescita. Bancoposta conta gia' 5,3 milioni di correntisti e nel settore delle assicurazioni vita siamo al secondo posto. STANDARD: Nel mercato logistico internazionale, Poste Italiane fa parte dei pesi leggeri. Ora vuole assumere un profilo proprio nel campo della tecnologia dell'informazione ed entrare nel mercato dei telefoni cellulari. Che cosa si aspetta da questi sviluppi? Sarmi: Della scorsa primavera abbiamo un accordo con Vodafone per il traffico telefonico. Ci siamo occupati direttamente dello sviluppo della nuova SIM-card prepagata - che e' gia stata depositata presso l'Ufficio Brevetti Europeo di Monaco ed e' in vendita negli uffici postali. Con questa carta il cliente puo' effettuare un bonifico, pagare le bollette del telefono o il taxi, tanto per citare qualche esempio. Ci attendiamo un forte potenziale di crescita anche dall'e-Commerce e dal servizio business to business. Poste Italiane e' la prima azienda postale europea ad accedere al mercato di telefonia mobile. STANDARD: Qual e stato il livello degli investimenti? C'e un limite ai trasferimenti di denaro? Sarmi: II progetto SIM da noi sviluppato ha richiesto, finora, un investimento relativamente ridotto: 20 milioni di euro. Per il momento il tetto massimo previsto per i trasferimenti e' di 3000 euro. STANDARD: Quali sono i Suoi obiettivi? Sarmi: Per adesso ci siamo posti un obiettivo abbastanza prudente: vendere due milioni di SIM in tre anni. (Thesy Kness-Bastaroli, DER STANDARD, edizione cartacea, 27.11.2007) Dati personali Massimo Sarmi, 59 anni, cui va it merito di aver risanato Poste Italiane, é considerato padre della carta prepagata postale. Si tratta del primo gestore virtuale di telefonia mobile della poste a livello europeo. Alle sue spalle, e a vantaggio dell'iniziativa, gli anni di esperienza come direttore generale di TIM. Der Standard 27-NOV-2007

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