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La mappa dell'inefficienza

04 ottobre 2007

Storia della lettera che non arriva mai Il traffico più lento è quello tra regioni diverse A luglio l'esposto del Codacons Su una tratta su tre le buste non si recapitano entro un giorno lavorativo. La chiamano "prioritaria" e perciò costa circa il 30% in più. Ma ormai c'è solo questa, arriva quando arriva e funziona sempre peggio. Più che una "priorità", la posta in Italia è un'incognita, un'altra variabile indipendente di un "sistema Paese" che in troppi settori appare ormai fuori controllo, un servizio o disservizio pubblico tanto inefficiente quanto costoso. A documentarlo, non sono più soltanto le lamentele dei cittadini, le proteste degli utenti o le indagini dei consumatori; ma anche le rilevazioni periodiche fornite al ministero delle Comunicazioni e alle stesse Poste dall'Izi di Roma, una società per le ricerche di mercato che s'è aggiudicata la gara per questo incarico. L'analisi compone con dovizie di dati una mappa statistica delle disfunzioni postali da un capo all'altro della Penisola. Dopo l'esposto presentato a luglio dal Codacons alla Procura di Roma, per denunciare che il 45% delle lettere spedite dall'associazione non è arrivato a destinazione nei tempi prestabiliti, tutto questo materiale è destinato ora a finire sui tavoli dell'Antitrust che recentemente ha aperto un'istruttoria contro Poste Italiane per verificare l'ipotesi di abuso di posizione dominante. Città per città, provincia per provincia, regione per regione, un campione della cosiddetta "posta prioritaria" è stato sottoposto a un controllo puntuale e minuzioso da cui risulta che, in mancanza di una vera concorrenza, gli standard fissati nel Contratto di programma 2006-2008 vengono largamente elusi. Nel primo semestre di quest'anno, su un totale di 800 tratte in cui è articolata l'Italia postale, ben 331 - pari al 37,1% - erano al di sotto dell'80% di consegna entro un giorno lavorativo (dalla spedizione e dall'orario di ritiro indicato sulle cassette): ciò significa, in pratica, che quasi 40 lettere su 100 arrivano in ritardo, con una punta di oltre il 63% nel traffico extra-regionale. E il peggio è che dal 2003 a oggi, la situazione tende nettamente a peggiorare, visto che quattro anni fa le tratte fuori norma erano 176 con una percentuale di gran lunga inferiore (19,7). Nella graduatoria per capoluoghi di regione, la "maglia nera" tocca a Trento con il 67% di consegna regolare contro uno standard previsto dell'89% entro le ventiquattr'ore. Seguono Napoli con il 69%, quindi Potenza (77%), Venezia (79%), Udine (84%), Milano (87%) e infine Torino che risulta appena in linea. Per le altre tratte urbane, rispetto allo stesso parametro, in fondo alla classifica si trova Biella in Piemonte, detta la "Manchester d'Italia" per la presenza di numerose fabbriche di filatura e tessitura della lana, con una percentuale di posta consegnata puntualmente di poco superiore alla metà (54%). Poi, tra le ultime dieci città, si piazzano Salerno (56%), Lucca (57%), Enna (62%), Isernia (65%), Brindisi e Trento (67%), Massa (68%), Napoli (69%), Verona e Siracusa (71%). A livello provinciale, tra i comuni maggiori presi a campione, il caso peggiore è quello di Treviglio - in provincia di Bergamo - dove solo il 51% della posta arriva regolarmente dal capoluogo, rispetto allo standard dell'85 % stabilito dal Contratto di programma. Seguono, a ruota, Borgomanero (Novara) e Piazza Armerina (Enna), entrambe con il 52%. Ancora peggio quando la posta viaggia dalla periferia al centro: in Campania, per esempio, sulla tratta da Montesarchio a Benevento le lettere che arrivano puntuali sono soltanto 36 su 100. In Piemonte, da Cossato a Biella, sono 39 e non raggiungono la metà neppure da Melfi a Potenza (48%). Analoga la situazione all'interno delle singole regioni. Nella stessa Campania, contro l'85% previsto dal Contratto di programma, la "posta prioritaria" in partenza da Napoli registra appena il 53% di puntualità con destinazione Avellino e il 57% su Benevento. E per avvicinarsi al minimo stabilito, bisogna salire in Lombardia (Milano-Lecco) o in Piemonte (Torino-Vercelli). Ma il vero "buco nero" delle Poste Italiane, come abbiamo già anticipato all'inizio, è il traffico da regione a regione nonostante che qui lo standard di qualità concordato con il ministero sia più basso in rapporto alle maggiori distanze geografiche da coprire (80%). In coda alla graduatoria, ritroviamo il "caso Napoli": solo il 39% della corrispondenza, spedita da Trento, Bolzano e Aosta, raggiunge in un giorno lavorativo il capoluogo campano. Ed è di poco superiore la percentuale di quella che arriva alle falde del Vesuvio da Ancona, Venezia, Perugia e Pescara. O ancora, da Cagliari, Genova, Potenza, Reggio Calabria e Torino. Anche nei collegamenti postali, insomma, la "capitale del Mezzogiorno" sembra isolata dal resto d'Italia. Alla documentazione dell'Izi sui ritardi nella consegna della "posta prioritaria", si aggiungono poi le lamentele diffuse e crescenti dei cittadini per le code interminabili agli sportelli. È vero che la situazione risulta particolarmente congestionata nelle grandi città, a cominciare da Roma, mentre altrove è generalmente più normale. Ma in certi uffici della Capitale, per pagare un bollettino postale o spedire una lettera raccomandata, si può aspettare fino a 40-50 minuti e in alcuni periodi dell'anno anche un'ora o più. Abolito ormai il limite delle cinque operazioni a testa, a volte il povero utente che magari s'assenta momentaneamente dal lavoro o la massaia che esce di casa per andare alla posta rischia di imbattersi nelle segretarie o nei commessi degli uffici e degli studi professionali che riversano allo sportello una valanga di raccomandate, bloccando la fila per mezza mattinata. E a poco valgono i bigliettini salva-code: molti ne ritirano uno, vanno a fare altre commissioni e poi spesso tornano quando il loro turno è già passato, provocando contestazioni o litigi con chi è rimasto più disciplinatamente in coda. In questo scenario di progressivo degrado, è naturale che riprenda corpo la prospettiva della privatizzazione, in linea peraltro con le direttive europee. E per quanto il gruppo Poste Italiane possa vantare nel bilancio 2006 un utile netto consolidato a 676 milioni di euro e un risultato operativo consolidato di 1,5 miliardi, su un totale di 17 miliardi di ricavi, gli osservatori più critici rilevano che questi risultati non derivano dall'attività istituzionale della società, ma per la maggior parte da quella finanziaria. Contro lo snaturamento delle Poste, il 19 luglio scorso è stato presentato intanto alla Camera un progetto di legge a firma di Silvio Berlusconi e altri, di cui il principale artefice è l'ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. "L'Italia - si legge fra l'altro nella relazione - non ha bisogno di una nuova banca. Sono piuttosto gli italiani che hanno bisogno di migliori servizi sociali. Sono le poste riformate come rete di servizio universale a vantaggio dei cittadini l'azienda che manca, sia all'Italia che agli italiani". E perciò, la proposta prevede una delega al governo per consentire a tutti di utilizzare le strutture di Poste Italiane Spa "per accedere, dalla propria casa di abitazione, ai servizi pubblici e privati di base": dalla prenotazione di visite sanitarie ed esami alla raccolta di mandati per svolgere le pratiche burocratiche o quelle bancarie Da La Repubblica : GIOVANNI VALENTINI

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