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News dal mondo delle poste, del franchising e dei servizi finanziari e di pagamento

Piu' coraggio sul mercato

03 ottobre 2007

I giornali hanno riportato con qualche clamore la notizia dell'accordo da parte dei Ministri delle Telecomunicazioni dell'Unione Europea sulla liberalizzazione completa dei servizi postali, estesa dal 2011 anche alle lettere inferiori ai 50 grammi. Molti lettori hanno cosi probabilmente appreso che anche i servizi postali sono oggetto da tempo di un processo di liberalizzazione che nel caso italiano ha mantenuto un andamento carsico e poco appariscente. Anche le poste, come altri settori di pubblica utilita, sono considerati tra i servizi cui ogni cittadino ha diritto indipendentemente dai costi di fornitura, secondo la nozione di servizio universale. I servizi di recapito assicurati dai portalettere e quelli di pagamento forniti dagli uffici postali, tuttavia, possono avere costi unitari molto elevati in aree scarsamente popolate. Nel vecchio mondo delle imprese pubbliche il servizio universale veniva quindi assicurato con sussidi incrociati, coprendo le perdite nelle aree scarsamente popolate con i margini ottenuti in aree ad alta densita'. Questa impostazione va in crisi una volta che si apre il mercato alla liberalizzazione: i nuovi operatori entrano nei segmenti di mercato piu' ricchi eliminando i margini con cui finanziare le prestazioni di servizio universale in perdita. Problemi simili si sono avuti in tutti i servizi di pubblica utilita' avviati alla liberalizzazione e hanno portato ad un riequilibrio delle tariffe con un maggior orientamento ai costi, assieme a forme di copertura degli oneri di servizio universale attraverso un contributo dei concorrenti o ricorrendo alla fiscalita generale. La strada che si e' invece seguita nel caso delle Poste, in molti paesi dell'Unione, e' stata quella di garantire una posizione di monopolio su determinati servizi, la cosiddetta riserva legale, all'operatore incaricato della fornitura del servizio universale in modo da finanziare con i margini cosi ottenuti gli oneri delle prestazioni garantite a tutti gli utenti. In questo modo lo spazio per la liberalizzazione si riduce dal momento che determinati servizi vengono esclusi dalla concorrenza. Inoltre, lo strumento appare per sua natura grossolano, dal momento che non vi e una chiara relazione tra i margini ottenuti dalla riserva legale e gli oneri del servizio universale. Da ultimo, tutte le inefficienze che si accompagnano al mantenimento di segmenti di monopolio permangono rendendo ancora meno trasparente la distinzione tra costi aggiuntivi derivanti dal servizio universale e costi eccessivi derivanti da inefficienze. Se ripercorriamo le vicende delle Poste Italiane dal 1993, quando l'amministrazione postale venne trasformata in Ente Pubblico Economico, alla successiva trasformazione in SpA nel 1998, al recepimento della prima direttiva europea nel 1999 e alle successive tappe di liberalizzazione del 2003 e del 2006, il sentiero percorso presenta alcuni caratteri chiaramente riconoscibili. Un progressivo miglioramento del conto economico dell'azienda, passata da passivi consistenti ad un significativo attivo negli ultimi anni, assieme al mantenimento di una situazione di sostanziale monopolio in quasi tutti i segmenti del mercato. A livello aziendale le Poste hanno ridotto gli organici di circa 80.000 dipendenti in 10 anni, recuperando ampie sacche di inefficienza, e hanno significativamente aumentato i ricavi nei servizi postali e di conto corrente principalmente attraverso un aumento delle tariffe e delle commissioni. In questo sentiero virtuoso, tuttavia, il grande assente e' stato lo sviluppo del mercato. Il perimetro della riserva legale sottratto alla concorrenza e' stato ampliato nel 1999 sfruttando al massi¬mo i margini concessi dalla prima Direttiva comunitaria, e successivamente ristretto nelle due tappe successive, essendo oggi riferito alle corrispondenze inferiori ai 50 grammi, l'ultimo limite che scomparira' nel 2011 in base al nuovo accordo. Arbitro della supposta liberalizzazione e' stato il Ministero delle Comunicazioni, che ha mostrato un'attitudine pronunciata a difendere le posizioni di mercato di Poste Italiane a svantaggio dei concorrenti. Ad esempio, per la spedizione di giornali e periodici in abbonamento, un segmento importante del mercato e non incluso nella riserva legale, il Ministero ha mantenuto fino al 1999 tariffe agevolate a favore delle sole Poste Italiane, impedendo ai concorrenti di competere. Il Ministero ha inoltre accettato una forma di separazione contabile poco trasparente tra le attivita svolte in regime di riserva e attivita soggette a concorrenza che rende possibile sussidi incrociati che distorcono la concorrenza nei segmenti liberalizzati e che mascherano perduranti situazioni di inefficienza del tutto indipendenti dagli oneri di servizio universale. La vicenda delle poste italiane ci restituisce insomma lo spirito con cui negli anni Novanta vennero avviate le liberalizzazioni e privatizzazioni, considerate piu come un modo per alleggerire la finanza pubblica che come un' opportunita di sviluppo della concorrenza. Oggi in molti settori di pubblica utilita' questo spirito e cambiato e una genuina priorita' al mercato sembra prevalere. Sarebbe utile che anche i servizi postali venissero riformati in questa prospettiva. Artefice sin dal 1999 di questo processo di libelarizzazione e' stata la Mail Express Poste Private - il primo network in franchising.

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