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La Posta svizzera guarda oltre i confini nazionali
12 gennaio 2010
La Posta svizzera è confrontata a nuove sfide nel contesto internazionale
Tre recenti dimissioni testimoniano il nervosismo che regna in merito al futuro della Posta svizzera. Un futuro che comporterà un'espansione controllata all'estero, secondo l'esperto Matthias Finger del Politecnico di Losanna.
Nelle scorse settimane, tre responsabili della Posta svizzera – tra cui il direttore generale – hanno annunciato la loro partenza dall'azienda. Oggetto di divergenze è in particolare la strategia che il nuovo presidente del consiglio di amministrazione Claude Béglé desidera sviluppare, una strategia che prevede di muoversi anche all'estero.
Nonostante tali importanti segnali di sfiducia, il ministro socialista delle comunicazioni Moritz Leuenberger ha dapprima confermato la propria fiducia al team che dirige la Posta, annunciando poi di voler istituire un gruppo di lavoro per esaminare in dettaglio l'operato del Consiglio di amministrazione. Del gruppo faranno parte il segretario generale del Dipartimento federale dei trasporti e comunicazioni Hans Werder e il direttore dell'Amministrazione federale delle finanze Peter Siegenthaler. Il dipartimento competente approfitterà del rinnovo del consiglio di amministrazione, che eventualmente sarà anticipato rispetto al previsto mese di maggio, per «rivalutare la sua composizione, condurre una riflessione di fondo e trarre le necessarie conclusioni».
Sfide importanti
In generale, il futuro del secondo maggior datore di lavoro del paese suscita una certa preoccupazione a livello politico. Al pari delle sue consorelle estere, la Posta svizzera è infatti confrontata a un contesto in evoluzione: la progressiva sostituzione della posta elettronica a quella cartacea e la prospettata flessione dell'attività legata alle lettere, un settore che si sta liberalizzando.
Sul mercato dei pacchi, liberalizzato completamente nel 2004, l'azienda elvetica è chiamata a confrontarsi con giganti come la Posta tedesca e quella olandese. Queste ultime sono degli esempi di strategia all'estero coronata da successo.
La Posta olandese, di dimensione paragonabile a quella elvetica, è stata la prima ad agire, ciò che spiega il suo successo nel settore degli espressi. L'azienda, prima di essere privatizzata, ha inoltre acquisito una ditta australiana specializzata in questo ambito. La Posta tedesca, grazie alla sua importanza e al sostegno del governo, ha potuto espandersi all'estero e acquistare DHL.
A livello generale, comunque, tutte le imprese postali tentano di compensare mediante attività fuori dai confini nazionali la perdita di introiti causata dalla liberalizzazione, spiega Matthias Finger, titolare della cattedra – finanziata dalla Posta – di Management delle industrie di rete al Politecnico federale di Losanna.
Matthias Finger.
Swissair e Swisscom
«Come Swissair o Swisscom, la Posta svizzera è troppo grande e troppo efficace per limitarsi alla Confederazione, ma nel contempo è troppo piccola per essere un attore potente a livello internazionale», sottolinea Matthias Finger. A suo parere, tuttavia, «non esistono alternative a un'espansione misurata e controllata all'estero. In caso contrario, si accetti che la Posta perda terreno e sia costretta a licenziare».
Il professore precisa che l'obiettivo di questa espansione non deve però essere quello di finanziare il servizio universale in Svizzera, finora garantito grazie al monopolio sulle lettere.
Finger sottolinea segnatamente la necessità di «ridefinire e modernizzare questo servizio in funzione delle esigenze reali degli utenti del giorno d'oggi, che sono mutate». In seguito, «si deve calcolare il costo del servizio universale modernizzato e individuare un adeguato meccanismo di finanziamento».
Concretamente, il finanziamento del servizio universale dovrebbe provenire dall'interno del paese, mentre gli utili generati da operazioni all'estero andrebbero reinvestiti per fronteggiare una concorrenza che non è tenuta ad assicurare un servizio pubblico.
SWISSINFO - 08 gennaio 2010 - 08:01