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Alla Cdp risorse per 50 miliardi, allo studio un superfondo con la francese Cdc

29 settembre 2009

Come previsto, entro il primo luglio 2010 la Cassa depositi e prestiti venderà le azioni dell' Enel: il 17,4%. A tanto è arrivata la partecipazione della banca del Tesoro che ha sottoscritto l' aumento di capitale anche per la quota di competenza del ministero dell' Economia, diventando così il primo azionista della compagnia elettrica. In che modo la cessione verrà effettuata, è un altro paio di maniche. Ma l' operazione è ora prevista esplicitamente nel piano industriale della Cassa messo a punto dall' amministratore delegato Massimo Varazzani. Un piano monstre da 50 miliardi di investimenti in tre anni che dovrebbe segnare il completo risveglio di quello che il ministro dell' Economia Giulio Tremonti aveva definito «un gigante addormentato». Assopito, per inciso, su un enorme materasso pieno di soldi: a fine 2008 ben 105,3 miliardi di euro di risparmio postale. Somma che rappresenta finora dice il piano, «una forma di finanziamento a vista per lo Stato». Accanto ai tradizionali mutui agli enti locali (18 miliardi di euro nei prossimi anni), la fetta più consistente delle risorse sarebbe infatti destinata al sostegno dell' economia oggi colpita da una crisi senza precedenti (13 miliardi) e alle infrastrutture (altri 15 miliardi). Massa di denaro proveniente dal risparmio postale, ma anche dalla raccolta sul mercato, che dovrebbe essere in grado di mettere in moto investimenti ancora più rilevanti. È il caso del fondo di garanzia sulle opere pubbliche, per cui sono disponibili due miliardi, che «permetterebbe di garantire investimenti per 12-15 miliardi». Il reale impatto che avranno le singole iniziative elencate nel documento di 87 pagine approvato mercoledì scorso dal consiglio di amministrazione della Cassa presieduto da Franco Bassanini è tutto da valutare. Sulla carta si tratta comunque del piano di sviluppo forse più massiccio dai tempi della famosa legge 64 del 1986 per il Mezzogiorno. Con una differenza: che in questo caso si parla di denaro sonante e non di debito pubblico. C' è anche un miliardo di euro per il settore del cosiddetto social housing, abitazioni da affittare a prezzi contenuti alle giovani coppie e alle fasce sociali più deboli. I soldi verrebbero reperiti attraverso un «fondo di fondi» battezzato «Fondo residenza sostenibile» e promosso dalla Cdp investimenti sgr, società controllata per il 70% dalla Cassa e per il restante 30% congiuntamente dall' Abi e dall' Acri, l' associazione delle fondazioni guidata da Giuseppe Guzzetti. La richiesta di autorizzazione è stata presentata alla fine di luglio alla Banca d' Italia. Dove, tra l' altro, è stato avviato anche un tavolo tecnico per definire il «profilo di vigilanza» che dovrà essere applicato alla Cassa. Per non parlare delle attività di consulenza, degli altri incentivi alle imprese, dei finanziamenti per le zone terremotate dell' Abruzzo, per cui dovrebbero essere resi «disponibili in tempi brevi» due miliardi. E delle ambizioni internazionali. Se il progetto eurobond, ovvero la creazione di un mercato di titoli sovranazionali per finanziare le grandi infrastrutture continentali fortemente sostenuto da Tremonti non è ancora concretamente decollato, la Cassa parteciperà comunque al fondo equity Marguerite, insieme alla sue omologhe francese (Cdc) e tedesca (Kfw) con l' obiettivo di investire nei Paesi europei. Soprattutto, però, esiste un progetto di costituire una «joint venture paritetica», così c' è scritto nel piano, fra la Cassa depositi e prestiti italiana e la Caisse des dépôts et consignations «come veicolo societario per l' emissione congiunta di obbligazioni sui mercati internazionali». Se non proprio eurobond, dunque, poco ci manca. Resta da vedere come si concilierà nei prossimi anni l' attività di banca di sviluppo e volano per l' economia con il ruolo di cassaforte per le partecipazioni pubbliche strategiche. La quota nell' Enel sarà ceduta perché lo impone di fatto una decisione dell' Antitrust. Nel piano triennale appena approvato, tuttavia, la Cassa precisa che si terrà ben stretta «le altre grandi partecipazioni», come il 10% dell' Eni e il 35% delle Poste italiane. Almeno per tre anni: fino a quando non scadrà il nuovo termine di conversione in azioni ordinarie dei titoli privilegiati in possesso delle fondazioni bancarie. Sergio Rizzo Corriere della Sera (29 settembre 2009) - Corriere della Sera Il documento Case agevolate e addio all' Enel, ecco il piano della Cassa Depositi ROMA -

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