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La Corte Costituzionale salva i precariA rivolgersi alla Consulta era stata la Corte d'appello di Bari
07 luglio 2009
La Corte Costituzionale salva i precariA rivolgersi alla Consulta era stata la Corte d'appello di Bari
La Consulta boccerà la norma:
costrasta il principio di uguaglianza
La Cgil: sentenza giusta e doverosa
La Corte Costituzionale si avvia a bocciare la norma anti-precari che, nell’agosto dello scorso anno, ha tentato di arginare gli effetti dei numerosi ricorsi dei lavoratori a termine delle Poste che si erano rivolti al giudice per ottenere un’assunzione a tempo indeterminato. Una norma inclusa nella manovra della scorsa estate e su cui erano già sorti dubbi di costituzionalità, dubbi ritenuti non infondati dalla corte d’appello di Bari che, ad ottobre, si era rivolta alla Consulta per decidere sulla legittimità della norma sollevata dal legale di una dipendente di Poste Italiane.
Secondo indiscrezioni apprese dall’agenzia di stampa Ansa, la Corte avrebbe deciso che la norma sarebbe in contrasto con il principio di uguaglianza in quanto prevede un trattamento diverso per le violazioni della legge sul contratto di lavoro tra lavoratori che hanno fatto causa prima o dopo il 22 agosto del 2008. La norma contestata prevede infatti che al lavoratore con un giudizio pendente a quella data non spetti l’assunzione a tempo indeterminato e il risarcimento delle retribuzioni maturate bensì un indennizzo di importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell’ultima busta paga. Il diritto all’assunzione non viene toccato, invece, per chi ha deciso di fare causa dopo il 22 agosto.
«La sentenza sui precari che starebbe per essere ufficializzata dalla Consulta è giusta e doverosa», commenta il segretario generale della Slc Cgil, Emilio Miceli, secondo il quale «Poste Italiane aveva immaginato una sorta di ’articolo 18 dei precarì, pensando che si potessero monetizzare in luogo dell’assunzione le sentenze di reintegro dei giudici». È una sentenza che «elimina una disuguaglianza di trattamento tra lavoratori che avevano presentato lo stesso riscorso ma che sarebbero andati incontro a una risposta differenziata per il semplice fatto di aver consultato il giudice in date diverse», afferma anche il segretario nazionale Ugl comunicazioni, Salvatore Muscarella.
Ma a puntare l’indice contro la prevedibilità della pronuncia della Corte è l’opposizione. «È una buona notizia», commenta il leader dell’Idv, Antonio di Pietro, che imputa al governo di continuare a «calpestare i principi della Costituzione», di rimanere «sordo, incurante dei posti di lavoro a rischio e della disparità creata tra i lavoratori». «L’arroganza e il dilettantismo dell’esecutivo sono stati bloccati» e «ancora una volta è la Corte Costituzionale a dichiarare illegittima una misura voluta dal governo», afferma anche il responsabile lavoro del Pd, Cesare Damiano.
LA STAMPA 6/7/2009 (22:6) - IL CASO