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Cdp/ Regole e uomini nuovi per trasformare la bella addormentata in un baldanzoso fondo
27 ottobre 2008
Cassa Depositi e Prestiti si prepara a cambiar pelle e da investitore “dormiente” assumere un ruolo sempre più attivo, in linea con la funzione di “fondo sovrano” che alcuni vorrebbero assumesse. Il prossimo 6 novembre i soci in seduta straordinaria dovranno infatti varare alcune modifiche statutarie, in particolare l’inserimento della nuova figura dell’amministratore delegato, secondo quanto ha deliberato oggi il Cda della Cassa, accogliendo una richiesta in tal senso del Tesoro, azionista di maggioranza col 70% del capitale (il restante 30% è in mano alle Fondazioni bancarie).
Gli attuali presidente e il direttore generale (oggi rispettivamente Alfonso Iozzo e Antonino Turicchi) dovranno dunque cedere parte delle proprie competenze al nuovo capo azienda che, secondo i rumors, potrebbe essere Massimo Varazzani, braccio destro del ministro Giulio Tremonti che in passato si è occupato del piano casa.
Ma perché cambiare norme statutarie e insediare un nuovo manager? Perché in questo modo per la Cdp, nata per prestare denaro a lungo termine agli enti locali e poi trasformatasi in holding di partecipazioni pubbliche (possiede tra l’altro il 10% di Eni, il 10% di Enel e il 30% di Terna) sarà
possibile divenire la “longa manus” del Tesoro, potendo a quel punto l’amministratore delegato decidere con procedure snelle riguardo eventuali finanziamenti per infrastrutture e opere pubbliche.
Investimenti a sostegno dell’economia reale, dunque, non della ricapitalizzazione delle banche (anche se non si escludono indicazioni in tal senso il prossimo 31 ottobre, Giornata del Risparmio),
nei quali la Cdp potrebbe investire una liquidità che lo scorso 30 giugno sfiorava i 100 miliardi di euro, derivante dalla differenza tra la raccolta postale (163,6 miliardi a metà anno) e altra raccolta diretta (21 miliardi) e i crediti verso clientela e altre banche, ossia in sostanza gli impieghi presso gli enti pubblici locali (80,5 miliardi).
Per fare un confronto, l’intero settore del private equity privato italiano dispone al momento di una liquidità già raccolta e pronta da investire non superiore ai 6 miliardi di euro. Con l’arrivo di un amministratore delegato e il riordino delle deleghe e delle procedure anche la presidenza, espressa
dalle Fondazioni guidate da Giuseppe Guzzetti, potrebbe essere rinnovata: in questo caso si parla dell’ascesa dell’attuale vicepresidente, Franco Bassanini, ex ministro della Funzione pubblica.
Il futuribile “fondo sovrano tricolore” ha ancora contorni alquanto indistinti e non si capisce se assomiglierà effettivamente a un operatore finanziario del XXI secolo o a una holding di partecipazione come è stata in questi ultimi anni Cdp, magari allargando maggiormente il perimetro
dei suoi investimenti (si parla anche di investimenti nel polo immobiliare della “nuova” Fintecna che potrebbe nel prossimo futuro assorbire il Demanio), quel che pare certo è che le grandi manovre sono iniziate.
Lunedí 27.10.2008 18:38 AFFARI ITALIANI